Ares 118

Incidente elicottero dei Vigili del Fuoco del 18 marzo 2009

Siamo arrivati, Gianni, Arianna ed io, all’Aeroporto Militare di Vigna di Valle verso mezzogiorno e mezza di un giovedì 18 marzo molto soleggiato e limpido. In seguito all’incidente che il giorno precedente ha coinvolto l’elicottero dei Vigili del Fuoco

“Drago 64”, un Ab 412 del nucleo di Ciampino, mentre era impegnato in una simulazione di soccorso a bassissima quota, dei quattro uomini che erano a bordo uno risulta ancora disperso. Si tratta di Gabriele Valente, tecnico-motorista romano di 32 anni. Superato il Corpo di Guardia ed ottenuto il lasciapassare, abbiamo chiesto dove fossero i familiari di Gabriele ed i militari ci hanno indicato le sponde del placidissimo lago di Bracciano. Ci hanno detto che li avremmo individuati subito perché erano gli unici ad essere in borghese. E in effetti, in mezzo ad un brulicare di vigili del fuoco, sommozzatori e carabinieri, abbiamo visto diverse persone ferme in riva al lago. Aspettavano.

Gianni è andato ad avvisare il dott. Fortezza del nostro arrivo e la prima persona con cui abbiamo parlato è stata la mamma della fidanzata di Gabriele. Con gli occhi segnati dalla sofferenza ci ha manifestato la forte preoccupazione per la propria figlia nei confronti della quale la sorte pare si sia accanita in modo particolare: in passato aveva perso il fidanzato in un incidente motociclistico e l’incontro con Gabriele l’aveva aiutata a riprendersi. Ci avviciniamo alla ragazza, Ines è il suo nome, che impiega le sue prime parole per comunicarci di non essere disperata per se stessa, ma per Gabriele e per la sua giovane esistenza interrotta. Ci dice di essere colpita da una maledizione visto che è la seconda volta che le accade di perdere il proprio compagno in una circostanza tragica. Le rimandiamo la considerazione che a volte accadono avvenimenti imprevedibili che sono però solo il frutto di coincidenze sfortunate e che purtroppo non hanno nessuna spiegazione né tanto meno la  possono  trovare  ipotizzando la presenza di una qualsivoglia maledizione.

Ines prosegue dicendoci di avere la sensazione di poter vedere arrivare Gabriele da una sponda del lago da un momento all’altro e pare cercarlo con lo sguardo. Le chiediamo se si sente di raccontarci di quando, il giorno precedente, ha appreso la notizia della caduta dell’elicottero. Lei afferma che come d’abitudine aveva sentito Gabriele al telefono prima che lui salisse a bordo per l’esercitazione. Poi è stata raggiunta dalla telefonata della madre di Gabriele che le diceva che l’elicottero era precipitato inabissandosi nel lago e che c’era un disperso. Lei ha immediatamente cercato la notizia su Internet trovando purtroppo conferma del fatto che si trattava di Gabriele. Non voleva crederci ma ha capito che era proprio lui quando ha saputo che una macchina dei Vigili del Fuoco era andata a prendere i genitori del ragazzo per portarli sul luogo della disgrazia. E da quel momento sono tutti lì. Aspettano.

L’amico di Gabriele, ex collega in Alitalia e compagno di immersione, sfoga la sua disperazione affermando che i soccorritori non riusciranno mai a trovare l’elicottero: lui è da vent’anni che fa immersioni e in qualità di esperto può dire che il fondo è pieno di crateri profondissimi. Rivolgendosi a Ines le dice che in veste di amico lui non può fare a meno di dirle la verità. Cerchiamo di riportare il discorso su un piano di realtà dicendo che i soccorritori stanno svolgendo le ricerche in modo continuativo ed approfondito e che, pur non potendo prevedere i tempi, non si può escludere a priori che l’elicottero venga ritrovato.

La madre è bloccata nel suo dolore. Tra le lacrime fa trasparire tutto il suo sentimento di impotenza. Singhiozza che non può fare niente per il proprio figlio perché non si tratta di una malattia. Se Gabriele fosse malato allora sì che lei saprebbe cosa fare e invece non c’è più niente da fare. Nemmeno il tanto atteso momento de suo pensionamento servirà più a niente. Avrebbe comprato una casetta per il figlio con i soldi della liquidazione, ma ora non ha più senso. Gianni le fa presente che ha ancora un figlio a cui pensare.

Arianna riesce a parlare con il padre di Gabriele, separato dalla moglie, che se ne sta da solo in disparte rispetto al gruppo dei familiari. Egli è già in cura per problemi psicologici. Appare a tratti dissociato e molto rabbioso. Afferma che sicuramente il figlio è morto a causa dell’errore di un collega, ma poi rimprovera se stesso per aver in passato incoraggiato il figlio a fare il concorso per entrare nei VV FF. Riferisco al papà di Gabriele la testimonianza raccolta dal Caporeparto Dezi che ci ha raccontato di aver visto Gabriele entusiasta pochi attimi prima di salire a bordo e che il ragazzo aveva scattato moltissime foto all’elicottero inquadrandolo da diverse prospettive. Gabriele a detta di tutti era molto felice del suo lavoro ed orgoglioso di essere un Vigile del Fuoco. Il padre sembra acquietarsi per un attimo ed esprime il desiderio di entrare in possesso delle foto.

Parliamo con il fratello di Gabriele, Emanuele, che ci dice che si sposerà il prossimo settembre e che voleva invitare il fratello a cena a casa sua per chiedergli di fargli da testimone. Afferma che non ha fatto in tempo a chiederglielo ed aggiunge che si vede che Gabriele ha deciso di non volerlo fare. Esprime la necessità di avere informazioni corrette e risposte chiare da parte di un unico referente che faccia da portavoce in luogo di voci confuse e talora contraddittorie che si susseguono da quando sono iniziate le ricerche. Il fondo del lago è pieno di crateri o è piatto? È sgombro o è pieno di vegetazione? Il robot all’avanguardia che serve per le perlustrazioni del fondale è arrivato oppure ancora no? Con lo scopo di rappresentare al coordinatore delle ricerche il bisogno di notizie più dettagliate da parte dei familiari tentiamo di individuare il Direttore dei VV FF e veniamo a conoscenza del fatto che è in corso un briefing presso l’UCL (Unità Comando Logistico). Al termine della riunione, l’Arch. Fagioli comunica al cognato di Gabriele che il robot filoguidato Rov (Remote Operate Vehicle) sta perlustrando il fondo del lago, che il passo successivo sarà quello di incrociare le informazioni dei sommozzatori con i dati di un testimone oculare per individuare una porzione del vastissimo lago in cui intensificare le operazioni e che le attività di ricerca continueranno giorno e notte. Ci occupiamo di portare queste informazioni ai familiari più stretti esortandoli nel contempo a rientrare a casa col calar del sole per recuperare un po’ di energia e per conservare un po’di forze per i giorni seguenti, vista la possibilità che i tempi delle ricerche si prolunghino. In particolare facciamo questo tipo di raccomandazione al cognato di Gabriele, alla zia e alle colleghe della madre. Nell’accomiatarci offriamo la nostra disponibilità per un eventuale successivo supporto psicologico.

Le attività del nostro intervento sono consistite nel condividere emotivamente, raccogliere particolari necessità di comunicazione, favorire un tentativo di rielaborazione seppur iniziale e fondamentalmente nell’accompagnare i familiari ed amici nell’attesa. La morte di una persona cara è tanto più inspiegabile ed inaccettabile quanto più colpisce all’improvviso una persona giovane nel pieno della sua esistenza che sparisce letteralmente nelle acque di un lago che, allo sguardo, non lascia trasparire nulla della tragedia che si è consumata, nessun segno, nessuna traccia dell’incidente. Nemmeno l’elicottero ancora si è trovato. È a maggior ragione inaccettabile dal momento in cui il corpo non viene recuperato e tutti gli eventi sembrano andare in senso inverso rispetto all’esame di realtà. Il sole splende, l’acqua è appena increspata dal leggero soffio del vento e le oche e i cigni nuotano pacificamente ad un passo dalla riva. In simili circostanze come può la mente umana fare a meno di ricorrere alla fantasia, che diviene una vera e propria speranza, di vedere la persona amata riemergere dalle acque e, usando le parole della cognata di Gabriele, venire incontro a  parenti e amici chiedendo “ma che fate tutti qui?”. Dopo un informale ma importante momento di defusing a bordo dell’auto prima di ripartire per Roma, abbiamo lasciato alle nostre spalle, sulle rive del placido lago, un’attesa che dura infinito.

Roma 18 marzo 2009

Lara Volpe

Psicologi per i Popoli – Lazio